Si è parlato tanto del brutale stupro avvenuto a Delhi la settimana scorsa; storia finita tragicamente ieri con la morte della ragazza per le gravi lesioni riportate. Abbiamo letto molti articoli a riguardo, soprattutto della stampa mainstream, piena di retorica e di banalità.
Tra i tanti pezzi letti mi faceva piacere riportare quello scritto da Abbatto I Muri sulla vicenda.
Il fatto è che ancora una volta sia i media italiani che quelli indiani si sono scagliati contro gli stupratori definendoli come mostri e persone da linciare ed ammazzare, istigando alla violenza becera contro dei singoli, nonché vittimizzando la ragazza (per esempio la Repubblica quando scrive“Ad accendere ulteriormente gli animi, le dichiarazioni delle amiche della 23enne stuprata, secondo le quali la ragazza “doveva sposarsi a febbraio” ), affibbiandole nomi tipo “la figlia della nazione”, non affrontando così davvero il problema.
Il problema della vicenda, infatti, non è risolvibile trovando una punizione esemplare per gli stupratori come non è assolutamente pensabile di istituire il coprifuoco per le ragazze (cosa che avviene regolarmente in India dove le donne di tutte le età dopo le 22:00 non si fanno più vedere per strada) tanto per dire che il problema non è degli stupratori ma delle donne stuprate.
Ho vissuto per un anno in India e vi posso assicurare che un caso così non mi pare assurdo, ma non perché non sia terribile ma perché c’era da aspettarselo in una società dove il tabù sul sesso è assoluto, dove appunto si preferisce non far uscire le ragazze la notte invece di fare più educazione sessuale a scuola e soprattutto iniziare un discorso serio sui diritti delle donne e un sano discorso per come abbattere il machismo imperante della società indiana. Dico educazione sessuale, ma intendendo con questa espressione un inizio di un discorso di completo ribaltamento della società poiché leggendo ciò che viene riportato pare che la colpa più grande degli stupratori non sia aver causato un trauma fisico e psicologico alla ragazza come persona ma averla disonorata e averle precluso la possibilità di sposarsi.
Il problema dunque è più vasto: manca totalmente una sana apertura mentale sulla sessualità, sul rispetto di qualsiasi essere umano che voglia esprimersi come vuole (persone LGBTQI comprese) nonché sulla figura e ruolo della donna. L’India viene sempre giustificata dal fatto che le due figure più importanti della storia politica dei questo Paese siano state donne, presupponendo così una più vasta apertura mentale, non vedendo invece la continua stereotipizzazione della moglie-madre della Nazione, venerata ma solo perché segue, e fa seguire, tutte le regole della materfamilias e mai, e dico mai, mettendo in discussione la costruzione della società.
Inoltre la stampa indiana (come quella italiana) ha sempre questo problema di sbattere il mostro in prima pagina, fare polverone su un caso isolato e cercare una giustizia sommaria esorcizzando così il problema affinché la società pesantemente patriarcale, machista e piena di tabù sessuali possa continuare a vivere e a dettare regole.
illy
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