Segnalo un commento che spiega molto bene il diritto umano fondamentale all’autodeterminazione della donna (detto anche “diritto di scelta” nei Paesi anglosassoni) dal sito dell’Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo dirittiumani.donne.aidos.it:
Il diritto all’autodeterminazione dei popoli può essere cosiderato un diritto trasversale, in quanto ricorre in diversi strumenti internazionali sui diritti umani, e incide sullesercizio di tutte le altre famiglie di diritti, sia civili e politici che economici, sociali e culturali. In particolare, i Patti internazionali sui diritti umani contengono una identica clausola sul diritto allautodeterminazione dei popoli, in entrambi i casi contenuta all’articolo 1, e dunque considerato di grande rilevanza.
[…] Quanto al diritto nella sfera personale […] Tale diritto è chiaramente definito come uno dei diritti umani delle donne dal par. 96 della Piattaforma di Pechino, che afferma:
“I diritti umani delle donne comprendono il diritto ad avere il controllo e decidere liberamente e responsabilmente sulle questioni relative alla propria sessualità, compresa la salute sessuale e riproduttiva, libere da coercizione, discriminazione e violenza.“
>>> I testi di riferimento di questo commento sono:
Testi interpretativi ufficiali: Raccomandazione generale n.28
Impegni politici internazionali: La Piattaforma di Pechino
>>> La Raccomandazione generale n.28 fa parte di quei testi interpretativi ufficiali stesi in seguito a diverse conferenze internazionali che non hanno valore giuridicamente vincolante, ma che hanno rappresentato importanti strumenti politici, utilizzati sia dai governi che dai movimenti delle donne di tutto il mondo, sia a livello internazionale che nelle proposte politiche a livello nazionale e locale.
Essa dice che:
“Per ciò che riguarda i diritti riproduttivi delle donne, il Comitato affronta fra gli altri, temi quali:– le violazione del diritto alla privacy in materia di sterilizzazione e aborto;
– le interferenze da parte di soggetti privati;
– il diritto alla vita delle donne, riferito anche al tasso di natalità, e alla mortalità delle donne per motivi legati alla gravidanza e al parto;
– le misure adottate per aiutare le donne a prevenire gravidanze indesiderate, e per garantire che esse non siano costrette a ricorrere ad aborti clandestini, a rischio della vita.”
>>> Nella Piattaforma di Pechino del 1995, 189 governi hanno fatto un’ampia serie di promesse per sostenere i diritti umani dei tre miliardi di persone che sono donne. Il testo steso dice che:
Introduzione – punto 17. Il riconoscimento esplicito e la riaffermazione del diritto di tutte le donne a controllare tutti gli aspetti della loro salute, in particolare la propria fecondità, sono di primaria importanza per il rafforzamento del loro potere di azione;
Piano d’azione – par. 96. I diritti fondamentali delle donne includono il loro diritto ad avere il controllo e a decidere liberamente e responsabilmente circa la propria sessualità, inclusa la salute sessuale e riproduttiva, senza coercizione, discriminazione e violenza. Relazioni paritarie tra donne e uo- mini per ciò che concerne le relazioni sessuali e la riproduzione, incluso il pieno rispetto per la integrità fisica del corpo umano, esigono rispetto reciproco, consenso e la condivisione della responsabilità dei comportamenti sessuali e delle loro conseguenze.”
I movimenti delle donne, e anche molti governi europei, latinoamericani e africani, ritengono che con queste formulazioni si è passati dal concetto di “diritti riproduttivi” a quello di diritti “sessuali e riproduttivi”, cioè attinenti a tutta l’esperienza della sessualità, e non solo alla vita riproduttiva. Questo nodo però è molto controverso, e incontra soprattutto l’opposizione dei paesi integralisti e del Vaticano.
Sempre nel 1995, l’IPPF, International Planned Parenthood Federation e le 127 associazioni che ne fanno parte, hanno approvato una Carta sui diritti sessuali e riproduttivi basata sulla legislazione internazionale sui diritti umani. I 12 diritti della Carta sono:
1. Il diritto alla vita, che significa tra l’altro che la vita di nessuna donna dovrebbe essere messa in pericolo a causa di una gravidanza.
2. Il diritto alla libertà e alla sicurezza della persona, che riconosce che tutti gli esseri umani devono essere liberi di godere e controllare la loro vita sessuale e riproduttiva e che nessuno dovrebbe essere costretto a subire una gravidanza, la sterilizzazione o un aborto.
3. Il diritto all’uguaglianza e il diritto a essere liberi da ogni forma di discriminazione, in base al quale ogni individuo, indipendentemente da razza, colore della pelle, sesso, orientamento sessuale, stato civile, posizione in seno alla famiglia, età, lingua, religione, opinioni politiche, nazionalità o condizione sociale, ricchezza, nascita o qualsiasi altra condizione, ha diritto a ricevere informazioni, educazione e servizi per la salute sessuale e riproduttiva.
4. Il diritto alla riservatezza, che significa che tutti i servizi relativi alla salute riproduttiva dovrebbero garantire la riservatezza ai propri utenti, in particolare per quanto attiene le informazioni confidenziali affidate agli operatori.
5. Il diritto alla libertà di pensiero, per permettere a tutti di ottenere informazioni sulla salute sessuale e riproduttiva non condizionate da convinzioni religiose o morali.
6. Il diritto all’informazione e all’educazione, che garantisce il diritto di ciascuno a ricevere informazioni complete sui benefici, rischi, e sull’efficacia dei diversi metodi contraccettivi in modo che le scelte in questo campo avvengano con un consenso libero, pieno e informato.
7. Il diritto di scegliere se sposarsi o meno e di formare e pianificare una famiglia, per evitare che vengano celebrati matrimoni senza il consenso libero, pieno e informato di entrambi i partner.
8. Il diritto di decidere se e quando avere figli, vale a dire il diritto di ciascuno a servizi per la salute riproduttiva che offrano la scelta più vasta possibile di metodi anticoncezionali efficaci e sicuri, e che siano a loro volta accessibili, convenienti e graditi agli utenti.
9. Il diritto all’assistenza sanitaria e alla tutela della salute, cioè a servizi sanitari della migliore qualità possibile, e il diritto a non subire pratiche e tradizioni che possono avere effetti negativi sulla salute.
10. Il diritto ai benefici del progresso scientifico, che comprende il diritto a usufruire delle tecnologie riproduttive disponibili qualora ricerche oggettive abbiano dimostrato che il rapporto rischi/benefici è accettabile e che questi metodi non nascondono effetti collaterali negativi per la salute.
11. Il diritto alla libertà di riunione e partecipazione politica, a garanzia del diritto di formare associazioni per promuovere la salute e diritti riproduttivi.
12. Il diritto di essere liberi dalla tortura e dai maltrattamenti, per proteggere bambini, donne e uomini da qualsiasi forma di violenza, abuso e sfruttamento sessuale.