Sottoscriviamo e diffondiamo il comunicato scritto da Cime di Queer in seguito la notizia del suicidio del ragazzo quindicenne a Roma, denigrato dai coetanei e perseguitato su Facebook perché omosessuale. Per ulteriori adesioni di singolarità e gruppi Queer scrivete all’indirizzo e-mail cimediqueer@gmail.com
È vero: omofobia e transfobia sono una piaga sociale. Ma lo sono in quanto “sintomo” dell’eterosessismo, del razzismo, del fascismo dei corpi e dei desideri che costituiscono i pilastri delle nostre società, dell’ordine culturale e politico prodotto e riprodotto dalle chiese e incarnato dallo stato che ne sorveglia i confini. Viviamo in un sistema capitalistico finalizzato alla produzione di ricchezza economica per pochi e alla criminalizzazione di ogni altra forma di ricchezza non commercializzabile, individuale e collettiva, come il dissenso. Perché il capitalismo riconosce un solo genere di “uomo”: maschio, bianco, etero e as-soggettato alle regole sociali che ne mantengono i privilegi. Noi, invece, siamo lesbiche, femministe, froce, trans, nere, clandestine e incazzate. Oggi non siamo lacrime né fiaccole, non siamo una generica legge contro l’omofobia perché il sistema deve essere rivoltato, non “curato”. L’unica alternativa che conosciamo è la r-esistenza che nasce dall’alleanza tra soggetti eccentrici, eccedenti, che porta alla condivisione di un percorso comune di lotta e di rivendicazione. Perché noi siamo quelle non integrate e integrabili e il nostro obiettivo è dis-integrare le politiche fasciste ed escludenti di ogni stato. Siamo studentesse che vivono nelle macerie della scuola pubblica mai stata laica cercando di immaginarne un’altra; siamo clandestine rinchiuse nei CIE, senza i diritti minimi e fondamentali, colpevoli di aver cercato spazi di libertà; siamo precarie che vogliono scendere in piazza generalizzando lo sciopero ad oltranza; siamo donne senza pillola del giorno dopo, stigmatizzate se scegliamo di abortire ma con contratti in bianco che lottano per affermare un’autentica libertà sessuale; siamo trans che alla patologizzazione rispondono con l’autodeterminazione.E allora in queste ore scendiamo in piazza oltre la retorica dell’autocommiserazione e fuori dalle strumentalizzazioni. Siamo ribelli e siamo contro un sistema che ci vuole omologate e standardizzate. Scendiamo in piazza sia per ricordare D. sia per ricordare che esistiamo tutte e siamo arrabbiate; per dire che le froce rigettano la ripulita immagine gayfriendly di Israele e sono al fianco delle queer palestinesi, che si oppongono alle politiche di austerity della UE e a tutte le politiche di devastazione sociale. Più determinate che mai a difendere i nostri pantaloni rosa e i nostri dildo, per rivendicare un reddito di esistenza, il nostro diritto allo studio e alla riappropriazione dei saperi, la nostra libertà politica di manifestare. È morto un ragazzo, riprendiamoci la lotta.
Sommovimento spontaneo nazio-anale di singolarità e gruppi Queer
Cime di Queer, Laboratorio Smaschieramenti, Sguardi Suigeneris, Collettivo Femminista Le Ribellule, Slavina, Figliefemmine, Forum delle donne di Brindisi, QUEERomagna, Collettivo Tabù, AteneinRivolta (coordinamento nazionale dei collettivi)